Disturbi d’ansia

I DISTURBI D’ANSIA IN ETA’ EVOLUTIVA

 

L’ansia è uno stato emotivo molto diffuso    sia nei bambini che negli adolescenti caratterizzato da una sensazione di preoccupazione, più o meno intensa e duratura, che si manifesta in presenza di uno stimolo pericoloso o stressante per l’individuo.Si tratta di un’esperienza naturale ed universale, riscontrabile in varie culture, che, nella maggior parte dei casi, ha un carattere transitorio.La semplice presenza di uno stato di apprensione o di timore non è certo indice di psicopatologia, anzi spesso rappresenta un elemento del nomale sviluppo emotivo del bambino.

Al fine di distinguere quando uno stato di preoccupazione  costituisce una reazione naturale di adattamento e quando invece rappresenta una condizione disfunzionale, può essere utile chiarire la distinzione tra i concetti di ansia, paura e fobia.

Un primo criterio per differenziare l’ansia dalla paura e dalla fobia è quello di considerarla rispetto all’obiettività del pericolo.Se esiste qualcosa la cui pericolosità può essere realmente dimostrata, la reazione emotiva viene chiamata paura; se invece l’oggetto o la situazione  non sono obiettivamente pericolosi, la reazione viene definita ansia o fobia.

Un secondo criterio per distinguere le normali paure dall’ansia patologica, cioè da una reazione abnorme e disfunzionale rispetto agli stimoli che l’hanno indotta, consiste nel valutare l’impatto che tale stato d’animo ha sull’adattamento e sul comportamento del bambino. Sel’attivazione emotiva è piuttosto eccessiva per quanto riguarda la frequenza con cui si verifica, l’intensità con cui si manifesta e la durata, allora possiamo considerare tale reazione disfunzionale poiché diventa una condizione di disturbo che interferisce negativamente sulle attività della vita quotidiana, rendendo spesso necessario un intervento di tipo psicologico.

 

I sintomi associati all’ansia in età evolutiva sono molto simili a quelli riscontrabili negli adulti. Possiamo distinguere tra:

 

  • Sintomi fisiologici: essi sono il risultato di un aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo; i più frequenti includono aumento della sudorazione, rossore in viso, bisogno urgente di urinare, tensione addominale, tremore agli arti, tachicardia, vertigini, disturbi gastrointestinali.
  • Sintomi cognitivi: si manifestano attraverso sensazione di pericolo o minaccia,difficoltà di concentrazione, irritabilità, apprensione, autosvalutazione,catastrofismo, timore di non riuscire a farcela.
  • Sintomi comportamentali: si esprimono mediante inibizione, immobilità del tono muscolare, fuga, evitamento, linguaggio e coordinazione difficoltosi, agitazione motoria, reazioni eccessive a stimoli innocui (es. pianto).

 

Le principali manifestazioni dei Disturbi d’Ansia in età evolutiva sono:

Disturbo d’ansia da separazione: è caratterizzato da un’estrema preoccupazione ed angoscia manifestata dal bambino quando si deve separare da qualcuno della famiglia a cui è  profondamente attaccato. Tale stato d’ansia deve essere inadeguato al livello di sviluppo del bambino, in quanto è abbastanza normale che si manifesti attorno ai due anni d’età. I soggetti affetti da questo disturbo hanno  solitamente un comportamento normale finché sono in presenza del genitore o della figura primaria d’attaccamento, ma manifestano un’intensa ansia non appena vengono separati da tale figura o percepiscono come imminente la separazione. Tendono inoltre a esprimere paure irrealistiche e persistenti riguardo al verificarsi di eventi catastrofici che li possano separare per sempre dai genitori. Spesso temono di essere uccisi o rapiti o di incorrere in qualche grave incidente o malattia se lontani dai genitori. Di solito questi bambini evitano di rimanere da soli anche per pochi minuti e può accadere che rifiutino di andare a letto se non rimane nella stanza un genitore. Possono anche manifestare un’estrema riluttanza ad andare a scuola, in quanto ciò comporta un distacco dalla madre o dalla figura primaria di attaccamento. Quando si trovano ad essere separati dai genitori possono accusare sintomi fisici come mal di testa, vomito, mal di stomaco, dolori addominali. Lontani da casa, tendono ad essere tristi e chiedono di telefonare ai genitori e di essere riportati a casa.

Fobia sociale: la caratteristica distintiva di questo disturbo è rappresentata da un’eccessiva timidezza in presenza di figure poco familiari tale da compromettere in modo significativo le relazioni interpersonali di chi ne soffre.I soggetti con questo tipo di disturbo evitano ogni contatto con persone con le quali non hanno confidenza, ma interagiscono volentieri con persone che conoscono bene, quali i membri della propria famiglia o gli amici più stretti, con i quali riescono ad avere anche rapporti interpersonali soddisfacenti. In altri termini, questi bambini non evitano qualsiasi situazione con gli altri, ma solo quelle con persone poco familiari. Ogni minima interazione sociale con persone poco familiari determina in loro un estremo imbarazzo e un’ansia eccessiva e quindi disfunzionale. Il bambino o l’adolescente che presenta fobia sociale teme costantemente di dire o fare cose che possono risultare umilianti o imbarazzanti. A differenza di altre fobie può essere rilevante, nel mantenimento del disturbo, la presenza di pensieri attinenti l’anticipazione di conseguenze negative quali il rifiuto, la disapprovazione, la derisione e la valutazione in termini catastrofici di tali conseguenze. La tendenza all’evitamento, tipica delle fobie, può essere in questo caso meno estesa, dal momento che non ci si può sottrarre a tutte le situazioni sociali. Questo implica spesso un  forte stress  per il bambino e può condurre a problemi aggiuntivi quali depressione o bassa autostima.

 

Disturbo d’Ansia Generalizzato: è caratterizzato da uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata ed irrealistica. Diversamente da quanto accade nell’ansia sociale, questo stato emotivo ha carattere pervasivo non è connesso a particolari stimoli ambientali. Alcune situazioni possono accentuare l’ansia che sarebbe presente anche in assenza di tali avvenimenti. Il bambino presenta spesso concomitanti manifestazioni somatiche (dolori e malesseri di vario tipo) associate ad una eccessiva preoccupazione riguardo al proprio comportamento e a richieste continue di rassicurazioni senza le quali non riesce a portare a termine i propri impegni.

Le preoccupazioni del bambino possono riguardare eventi futuri, quali una verifica scolastica o una gara sportiva, oppure eventi che si sono già verificati, come una visita medica, un’interrogazione in classe o l’interazione con amici, occasioni nelle quali può essere messa in dubbio l’adeguatezza del comportamento assunto. Il bambino iperansioso può manifestare, inoltre, tendenze perfezionistiche. Ciò è riconoscibile dalla tendenza a impiegare un tempo eccessivo nel fare i compiti o nell’evitare certi impegni per paura di sbagliare.

In fase diagnostica, è opportuno effettuare un’accurata raccolta dati su possibili esperienze traumatiche che possono aver condizionato l’evolversi di una situazione d’ansia, come ad esempio maltrattamenti, abusi sessuali, un ambiente familiare disturbato, malattia o morte di una persona particolarmente significativa per il bambino, cambiamento di scuola. Nel caso in cui l’insorgere di reazioni d’ansia sia direttamente collegabile a particolari eventi, può essere più corretta una diagnosi di reazione acuta da stress o di disturbo da stress post-traumatico.

 

Sindrome Fobica: è un disturbo caratterizzato da una eccessiva e persistente paura nei confronti

di particolari oggetti, animali o situazioni. Tale paura può interferire con il normale funzionamento

dell’individuo e con la vita dei familiari. La fobia dei cani potrebbe, per esempio, costringere un

bambino a fare un percorso più lungo per andare a scuola pur di non passare davanti ad una casa

nel cui cortile vi è un cane che abbaia ai passanti.

 

Sindrome Ossessivo-Compulsiva: la caratteristica essenziale di questo disturbo è costituita dalla presenza di ricorrenti ossessioni e compulsioni in misura tale da interferire significativamente con la normale routine di vita del bambino.

Le ossessioni sono costituite da pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano con una certa frequenza e persistono per lunghi periodi. Sono abbastanza comuni pensieri attinenti a paure irrazionali, come ad esempio l’aver contratto una certa malattia, o pensieri attinenti a sensi di colpa, come nel caso di un bambino che consideri la possibilità di far male al fratellino.

Le compulsioni sono invece comportamenti che spesso accompagnano le ossessioni e che hanno lo

scopo di prevenire il verificarsi di eventi temuti o di ridurre la tensione interiore. Esempi di compulsione sono il lavarsi in continuazione le mani, i denti o il corpo, il controllare ripetutamente

oggetti dell’ambiente (chiusura rubinetti o porta), ripetere alcuni comportamenti rituali (contare o

toccare oggetti). Lo scopo di tutti questi comportamenti è quello di annientare certi pensieri ossessivi e l’ansia che ad essi è collegata.

 

Sindrome da Stress post-traumatico: questo disturbo si riferisce a quell’insieme di sintomi che appaiono come risposta protratta o ritardata ad una situazione stressante o ad eventi particolarmente traumatici quali incidenti, calamità naturali, atti di violenza. Di solito si osserva uno stato di ipereccitazione neurovegetativa, uno stato continuo di allarme e difficoltà a dormire. La tonalità emotiva può oscillare tra ansia e depressione. Tipico di questa sindrome è il riemergere di ricordi angoscianti connessi all’esperienza traumatica, accompagnato da ottundimento emozionale e da diminuita reattività agli stimoli circostanti. Nel bambino più piccolo si possono notare giochi ripetitivi nei quali vengono rappresentate tematiche attinenti all’esperienza traumatica.

Questa sindrome, per essere diagnosticata, deve presentarsi entro sei mesi da un evento traumatico di eccezionale gravità.

 

Disturbo da Attacchi di Panico: l’elemento essenziale di questo disturboè rappresentato dall’insorgere improvviso di uno stato d’intensa paura o terrore, spesso associato ad un senso di pericolo imminente o di minaccia.

Nonostante i sintomi fisici siano più frequenti di quelli cognitivi anche i bambini esperiscono la paura di morire, la paura di perdere il controllo e la paura di impazzire. Anche nel bambino l’attacco di panico si definisce dalla comparsa improvvisa di una sensazione di panico accompagnata da un crescendo di sintomi fisici e cognitivi che raggiungono l’apice nell’arco di pochi minuti. L’attacco di panico è un evento  generalmente di breve durata, con una sintomatologia successiva caratterizzata da astenia, capogiri e sensazione di testa confusa.

All’esordio del disturbo, gli attacchi di panico si presentano in maniera inattesa e imprevedibile, anche se nel corso del disturbo possono essere scatenati da situazioni o luoghi particolari.

Il ripetuto verificarsi di attacchi porta spesso allo sviluppo della cosiddetta ansia anticipatoria, intesa come paura di avere un attacco di panicoche accompagna il soggetto fra un attacco e l’altro, e di una significativa quota di ansia da separazione.

Lo sviluppo di comportamenti d’evitamento conseguenti alla ricorrenza degli attacchi è presente anche nel bambino e risulta, nella maggior parte dei casi, essere l’unico elemento visibile del disturbo da panico.

E’ importante sottolineare che i comportamenti d’evitamento messi in atto dai bambini sono spesso difficili da riconoscere poiché i bambini sono generalmente protetti e quindi la vulnerabilità al panico non viene scatenata dall’esposizione a condizioni fobiche.

 

La reale prevalenza dei disturbi d’ansia si configura come un tema molto discusso a causa del labile confine tra ansia normale e ansia patologica. Gli studi clinici indicano che i sintomi d’ansia sono frequenti nella popolazione infantile generale, e possono interferire con contesti di vita significativi per il bambino, quale ad esempio la scuola senza però rappresentare un rischio per lo sviluppo di un disturbo d’ansia.

Il decorso di questi disturbi sembra essere correlato all’età d’esordio, alla durata dei sintomi e alla comorbilità con altri disturbi d’ansia, con disturbi depressivi o con disturbi dello sviluppo.

Per tutti questi motivi è importante saper cogliere precocemente i sintomi ansiosi manifestati dal bambino ed attraverso il supporto di figure specializzate imparare a riconoscere e distinguere situazioni di ansia fisiologica, tipiche della fase evolutiva, da quelle più specificamente patologiche.

 

 IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA

 

Molte ricerche hanno dimostrato che l’integrazione di tecniche comportamentali con procedure cognitive rappresenta la strategia d’intervento elettiva per ottenere sostanziali modifiche nel modo di reagire di bambini e adolescenti ansiosi.

In ogni caso, in presenza di un  disturbo d’ansia, la decisione riguardo al trattamento da privilegiare deve essere legata non solo alla sintomatologia presente, ma anche al grado d’interferenza dei disturbi nello sviluppo relazionale, cognitivo ed affettivo del bambino.Durante la terapia il supporto e la collaborazione attiva dei genitori sono elementi fondamentali, in grado di influire sui risultati ottenuti. Il terapeuta insegnerà loro come rispondere alle richieste e ai comportamenti dei figli, in modo da non rinforzare le loro paure e di conseguenza il disturbo.

Il loro grado di coinvolgimento varia in base all’età del bambino e/o ragazzo.

 

Le tecniche di tipo cognitivo-comportamentale utilizzate nel trattamento dei Disturbi D’Ansia sono:

 

  • La ristrutturazione cognitiva Al bambino o al ragazzo viene insegnato ad individuare i pensieri disfunzionali legati agli eventi temuti al fine di aiutarlo a produrre delle modificazioni nel suo modo di pensare con la verifica delle reazioni collegate.
  • L’esposizione. Questa tecnica consiste nel collocare il soggetto nella situazione temuta, sia per mezzo dell’immaginazione sia in vivo. Il meccanismo attraverso cui agisce l’esposizione è quello della acclimatazione: il soggetto si espone a ciò di cui ha paura finchè in qualche modo si adatta alla situazione,  imparando che affrontare e gestire l’ansia è possibile.
  • Il problem-solving. Il bambino viene aiutato a considerare possibili soluzioni per affrontare i problemi collegati all’ansia. Quando infatti un evento ansiogeno viene affrontato come un problema che può essere risolto, esso tende a perdere quella connotazione di situazione terribile che di solito il bambino gli attribuisce.
  • Il rinforzo. Ogni comportamento messo in atto dal bambino, a casa, a scuola o in terapia e che si avvicina all’obiettivo prefissato, verrà premiato al fine di renderne più probabile la ricomparsa.
  • Il modellamento. Si basa sull’utilizzo dell’adulto come modello funzionale di comportamento nell’affrontare le situazioni temute.
  • Le tecniche di rilassamento e di mindfulness. Si  possono utilizzare diverse tecniche di rilassamento tra cui il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica, il training autogeno e il rilassamento per immagini. La letteratura scientifica supporta inoltre l’efficacia dell’utilizzo della mindfulness nei disturbi d’ansia in età evolutiva.
  • La costruzione della resilienza. Viene insegnato ai bambini e ai ragazzi che pur non potendo controllare gli eventi, è possibile modificare l’impatto che essi hanno su di loro. L’utilizzo delle tecniche apprese durante la terapia permetterà loro di affrontare i momenti di difficoltà, superarli e di trarre degli insegnamenti utili per il futuro.